Abbandonare il corpo e vivere di pura coscienza, conservando i ricordi per una vita nuova, libera dalla malattia e dalla morte.
Un sogno… realizzabile
La vecchiaia
Dal concepimento, ogni corpo umano comincia un cammino nel tempo che porta
all’invecchiamento. Le cellule non restano le stesse ma si dividono
rimpiazzando quelle danneggiate e a ogni divisione invecchiano rendendo il
corpo nel suo complesso sempre meno efficiente fino alla morte.
La morte
Le divisioni cellulari non possono verificarsi all’infinito, chiaramente c’è un
limite.
Nel 1961, Leonard Hayflick scopre che le cellule hanno un numero specifico di divisioni oltre il quale non possono andare: questo numero è chiamato il “Limite di Hayflick”, e determina la durata della nostra vita.
Nel 1961, Leonard Hayflick scopre che le cellule hanno un numero specifico di divisioni oltre il quale non possono andare: questo numero è chiamato il “Limite di Hayflick”, e determina la durata della nostra vita.
Dobbiamo morire per forza?
- Sembrerebbe di sì.
Se si considera il problema dal punto di vista biologico, il massimo risultato ottenibile sarebbe l’arresto dell’invecchiamento cellulare (in linea teorica non è impossibile, anzi sono in corso numerosi studi in proposito).
Se si considera il problema dal punto di vista biologico, il massimo risultato ottenibile sarebbe l’arresto dell’invecchiamento cellulare (in linea teorica non è impossibile, anzi sono in corso numerosi studi in proposito).
Ma questo ci renderebbe immortali?
Supponiamo per un momento di avere per le mani un filtro
magico capace di inibire il processo di morte cellulare. Quali sarebbero le
conseguenze?
- Be’, innanzitutto possiamo dire con una certa tranquillità che moriremmo di
cancro, dato che le mutazioni si accumulerebbero nel tempo in misura sufficiente
a far impazzire una quantità cospicua del nostro patrimonio cellulare. L’età
media potrebbe superare forse i cento anni, dopodiché la morte per tumore
sopraggiungerebbe con inesorabile crudeltà.
Ma è un rischio che comunque saremmo disposti a correre, se solo non
esistessero altri fattori che invece vanificano ogni sogno di immortalità.
Rendere immortali le nostre cellule, infatti, se anche fosse possibile (teoricamente è possibile), ci ucciderebbe.
Rendere immortali le nostre cellule, infatti, se anche fosse possibile (teoricamente è possibile), ci ucciderebbe.
Apoptosi
La morte cellulare programmata (quella che non sopraggiunge per cause cruente) è chiamata apoptosi e la sua attivazione è geneticamente stabilita. È il punto finale della senescenza cellulare e, contestualizzata in un organismo pluricellulare, corrisponde alla “morte di vecchiaia”.
Ironically (direbbero oltreoceano) l’apoptosi è indispensabile alla vita. Se non si verificasse nelle cellule immunitarie, per esempio, moriremmo fra gli spasmi, letteralmente mangiati da noi stessi.
Senza entrare in inutili dettagli tecnici, basti dire che l’apoptosi è
essenziale:
- nel danno cellulare;
- nel danno al DNA;
- nelle infezioni;
- nella risposta allo stress;
- nell’omeostasi cellulare;
- nello sviluppo.
Siamo dunque condannati alla morte biologica.
Possiamo
tranquillamente abbandonare la minima speranza e tentare di prepararci nel
migliore dei modi all’ineluttabile evento… a meno ché…
L’idea dell’immortalità diventa meno assurda se si abbandona
il mondo della biologia per rivolgersi altrove.
Il nuovo mondo
Quando dico che non voglio morire a cosa mi riferisco esattamente? Al mio
cuore, ai visceri, alla pelle, al sistema immunitario, alle ossa?
- Ovviamente no! Ciò che fa di noi degli individui, è racchiuso nella scatola
cranica e, in linea di principio, non ha nulla a che fare con la biologia.
Sono i ricordi, le emozioni, il riverbero delle esperienze passate, le
convinzioni, gli ideali, le speranze, gli attaccamenti, la visione del mondo.
In una parola: informazione.
L’informazione negli esseri viventi è veicolata dalla loro
struttura biologica, ma non ne ha bisogno.
Nell’epoca della rivoluzione informatica sappiamo cos’è l’informazione,
sappiamo come trattarla e come organizzarla in sistemi fruibili costituiti da
nodi (computer) e reti.
Per risolvere il problema, dunque, dobbiamo solo passare
dalla biologia all’informatica.
Ecco il sogno, allora.
Liberarsi del corpo conservando l'identità in un sistema di
circuiti che riproducano perfettamente la complessità del cervello, con
chip al posto dei neuroni.
Circuiti cerebrali trasferiti in un computer in grado di continuare il processo di crescita esperienziale.
Computer montato nella testa di un robot con pezzi
interscambiabili per avere occhi, orecchie, braccia più potenti.
Un mondo di Robot, ciascuno con un database nascosto del suo
cervello, in modo da rendere inutile ogni guerra.
Lo sguardo rivolto alle stelle per trovare il modo di colonizzarle.
L'immortalità non è solo possibile, ma rappresenta l'unica alternativa.
Lo sguardo rivolto alle stelle per trovare il modo di colonizzarle.
L'immortalità non è solo possibile, ma rappresenta l'unica alternativa.
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