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lunedì 5 febbraio 2018

Animismo, Magia e Onnipotenza del Pensiero



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Nella notte il corpo giace inerte nel sonno, ma la mente non riposa e vive una vita parallela nel sogno.

Durante il sonno c'è qualcosa che abbandona temporaneamente il corpo e vaga nel mondo a suo piacimento: a questo qualcosa è stato dato il nome di anima. Molte malattie sono state viste come il distacco dal corpo dell'anima, che resta imprigionata in luoghi inaccessibili, incontra demoni e spiriti, e che deve essere liberata e ricondotta nel corpo con cure e rituali. Con la morte l'anima si distacca definitivamente dal corpo e vive di vita propria.



Da sempre l’essere umano si interroga sulle cose che gli accadono e nel tentativo di rispondere a queste domande ha dato origine nel corso dei tempi a tre grandi concezioni del mondo: quella animistica, quella religiosa e quella scientifica. Nella concezione animistica, responsabili di tutti i fenomeni naturali sono gli spiriti: per invocare la pioggia bisogna influire con tecniche magiche sullo spirito della pioggia e così per altri fenomeni che si desiderano controllare. Nella visione religiosa invece la natura è la manifestazione della volontà di un dio o di molti dei e per controllare la natura basta ingraziarsi con preghiere e invocazioni il dio di turno. Nella visione scientifica infine, il mondo è il risultato di leggi fisiche, meccaniche naturali che possono essere tuttalpiù comprese e sfruttate a proprio vantaggio dall’intelletto umano.
In questo sviluppo plurimillenario siamo quindi passati dalla magia alla preghiera alla scienza come strumenti di controllo della natura. Naturalmente non c’è una distinzione temporale netta tra queste concezioni della natura tant’è vero che ancora oggi c’è chi spera di cambiare il mondo con la magia o con la preghiera ma la visione scientifica è indubbiamente quella che ci ha permesso di fare un grosso balzo in avanti ed è forse destinata in futuro a soppiantare definitivamente le altre due che comunque persistono in maniera importante nella nostra lingua e nella nostra cultura.
La prima visione del mondo in ordine cronologico è dunque quella animistica ma cos’è l’animismo.Animismo è la credenza che tutto abbia un’anima. Nella cultura animistica la natura viene spiritualizzata. Il mondo si popola spiriti e demoni che hanno la capacità di abbandonare i corpi materiali per migrare altrove senza limiti di spazio o di tempo. Animisti erano i nostri antenati primitivi come animiste sono ancora oggi le popolazioni selvagge dell’Africa, dell’Australia e del Sud America.
La cosa curiosa è che l’uomo animista non fa differenza tra pensiero e realtà. Non possiede il concetto che noi oggi abbiamo di realtà oggettiva. Per lui un’idea ha una valenza maggiore di un fatto. Ciò che conta è il pensiero, l’immaginazione, il desiderio. E la realtà, qualora dovesse dimostrare il contrario, viene semplicemente ignorata. Se questo atteggiamento ci può sembrare inverosimile pensiamo alla reazione dei moderni esseri umani di fronte a notizie terribili. La prima risposta è sempre di rifiuto, ci si comporta come se l’avvenimento avverso non fosse accaduto. È la reazione che molti di noi hanno di fronte alla perdita improvvisa di una persona cara, per esempio. Non ci si crede, ci si gira dall’altra parte. Ecco l’uomo animista vive in questo perenne stato incantato senza alcun pericolo di essere disilluso dalla realtà perché ha una straordinaria fiducia nel potere dei suoi desideri.Per usare un linguaggio più scientifico diremo che l’uomo animista, sostituisce un nesso ideale a quello reale e considera il mondo come un’estensione di sé stesso. Frazer diceva: 
questi uomini confusero l’ordine delle loro idee con l’ordine della natura e immaginarono che il controllo che hanno sui loro pensieri permettesse loro di esercitare un controllo corrispondente sulle cose. 
Nell’animismo in definitiva le leggi psicologiche sono messe al posto delle leggi naturali e questo risulta evidente se esaminiamo quella che Freud identificava come la tecnica dell’animismo cioè la magia. 
La magia ci dimostra nel modo più chiaro l’intenzione di imporre le leggi della vita mentale alle cose reali.
Se desidero la pioggia la provoco per via magica imitandola per esempio imitando le nuvole che la mandano o la bufera.
Se voglio danneggiare un nemico mi costruisco una sua effigie con la creta o qualsiasi altro materiale e ciò che viene fatto a questa immagine accade per magia anche all’originale.
In questa variante di magia chiamata imitativa il principio agente è la similarità. Esiste anche però la magia contagiosa in cui il principio agente non è più la similarità ma la contiguità o l’appartenenza. Esempio: se si vuole far del male al proprio nemico si può ricorrere anche a un altro procedimento: ci si impadronisce dei suoi capelli, delle sue unghie, di ciò che butta via o perfino di parte delle sue vesti, e si compie un qualche atto ostile contro questi oggetti. Ciò che si fa agli oggetti deve capitare anche alla persona. Il principio agente lo ricordiamo in questo caso è la contiguità, l’appartenenza.
Similarità e contiguità sono i due principi agenti della magia e risultano anche essere, non a caso, i due principi essenziali del pensiero umano. 
Alla base della concezione animistica del mondo c’è quindi ciò che Freud definisce l’Onnipotenza del Pensiero cioè la sopravvalutazione estrema dei processi mentali. Ciò che l’uomo animista considera reale non è altro che la proiezione esterna della propria psiche. Così un conflitto interno tra desideri contrastanti viene risolto attraverso la formazione esterna di spiriti e demoni.
L’onnipotenza del pensiero ancora una volta è una cosa nota in psicanalisi perché definisce in maniera univoca sia il bambino che il nevroticoNel corso del suo sviluppo libidico il bambino attraversa una fase in cui le singole componenti pulsionali che prima erano autonome e indipendenti si organizzano in un’unità e scelgono come oggetto il proprio IO. Successivamente la scelta oggettuale si proietterà all’esterno ma in questo stadio narcisistico il bambino è innamorato di sé stesso, attribuisce un ruolo centrale alla sua soggettività e considera i propri pensieri onnipotenti.Dal momento che nessuno porta memoria del proprio narcisismo infantile può essere utile analizzare l’innamoramento adulto rivolto ad un’altra persona, ovvero quando l’oggetto non è più sé stesso ma una persona esterna. Quando siamo innamorati attribuiamo all’amato o all’amata doti superiori e poteri straordinari anche quando la realtà ci dovesse dimostrare l’esatto contrario. Nel narcisismo infantile l’innamoramento è rivolto all’interno verso sé stessi. I propri pensieri acquisiscono così una posizione prioritaria e determinante nella realtà.Possiamo a questo punto paragonare lo sviluppo libidico dell’uomo alle tre grandi concezioni del mondo e dire che la fase animistica corrisponde al narcisismo; la fase religiosa al legame coi genitori e la fase scientifica all’individuazione dell’oggetto sessuale esterno.
Come il selvaggio e come il bambino anche il nevrotico attribuisce ai propri pensieri un potere spropositato.  I nevrotici infatti vivono in un mondo particolare nel quale conta soltanto ciò che è pensato. L’isterico con i suoi attacchi ripete esperienze che si sono svolte soltanto nella sua fantasia. L’ossesso può essere gravato da un senso di colpa che si giustifica soltanto con i suoi pensieri inconsci e mai per ciò che ha effettivamente fatto nella realtà. La realtà non conta quando i pensieri sono onnipotenti. Le azioni dei nevrotici sono quindi di natura assolutamente magica.
A parte il bambino e il nevrotico, che ne è oggi dell’onnipotenza del pensiero?Sussiste ancora, naturalmente, nella forma degradata della superstizione o camuffata da pseudo filosofie scientifiche come in “The Secret”.
Ma se accettiamo la teoria secondo cui la fase animistica è seguita da quella religiosa e poi da quella scientifica non ci sarà difficile seguire la sorte toccata all’onnipotenza dei pensieri. Nello stadio animistico l’uomo attribuisce a sé stesso l’onnipotenza; nella fase religiosa l’ha ceduta agli dei ma senza rinunciarvi veramente perché si riserva di influire in svariati modi sugli dei per guidarli secondo i propri desideri. Nella concezione scientifica del mondo, infine, non c’è più posto per l’onnipotenza dell’uomo che riconosce la sua pochezza e si sottomette con rassegnazione alla morte come a tutte le altre necessità della natura. Un frammento di onnipotenza però sopravvive nella fiducia che egli ripone nell’intelletto umano.




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