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sabato 10 dicembre 2016

Kafka e la rêverie

Il dualismo ragione/fede, esprime la doppia funzione della mente umana, nella quale coesistono il pensiero razionale e quello non-razionale. 


Il cervello razionale funziona secondo le leggi della logica ed è in grado di eseguire un processo per volta con modalità analitiche. Il cervello non-razionale processa informazioni emotive con modalità sintetiche ed è in grado di gestire decine di processi contemporaneamente. Guarda il video



Scienza e logica sono espressioni del cervello razionale, mentre i risultati della mente non-razionale sono l’intuizione, l’arte, l’empatia.

Nessuna delle due componenti funziona bene da sola, hanno bisogno l’una dell’altra nella giusta misura.
La scienza senza fantasia non andrebbe avanti di un passo, e l’arte senza riferimenti reali sarebbe solo follia.

Il pensiero non-razionale, quindi, non è un prodotto di serie B, ma rappresenta una risorsa formidabile che si manifesta in tanti modi fra i quali, uno dei più bizzarri, è senza dubbio la cosiddetta “rêverie”. 


La rêverie è una sorta di stato sognante in cui la realtà può assumere forme insospettabili. Ogni artista conosce il fenomeno perché lo vive in prima persona. 

Esempio paradigmatico di questa straordinaria forma di abbandono fantastico, è l’esperienza di Kafka.



Trent’anni prima del congresso di Norimberga (momento in cui l’antisemitismo nazista diventa ufficiale) Franz Kafka scrive La Metamorfosi immaginando un uomo che, dopo una notte di sogni inquieti, si sveglia trasformato in scarafaggio.
Dieci anni dopo, scrive Il Processo in cui questa volta un uomo viene condannato a morte senza neppure conoscere il capo di imputazione.
 

Se la letteratura assegna un posto d’onore a queste due opere per molti aspetti farneticanti, è dovuto al fatto che Kafka era ebreo.
Da lì, la relazione con la storia. 

Mediante un processo di rêverie artistica, Kafka aveva previsto ciò che sarebbe successo al popolo ebraico, cui lui apparteneva.


Naturalmente, non era un mago o un indovino. Kafka aveva solo tratto le giuste conclusioni cogliendo i segnali nascosti di un mondo in cambiamento, mediante la componente non-razionale della sua mente.

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