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lunedì 12 febbraio 2018

L'Orrore dell'Incesto



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Le nostre conoscenze dell’uomo primitivo derivano dai monumenti inanimati e dagli utensili che sono giunti fino a noi, da quello che sappiamo della sua arte, della sua religione, della sua concezione della vita e del mondo, e dai residui del suo modo di pensare che sono rimasti nei nostri usi e nei nostri costumi.


A parte ciò l’uomo primitivo è in un certo senso nostro contemporaneo perché esistono, sparse in tutto il mondo, popolazioni di selvaggi e semi selvaggi che conservano ancora il carattere di primitività.
La vita psichica di questi selvaggi può essere considerata come una fase anteriore e ben conservata della nostra stessa evoluzione. Se questo è vero, un’analisi comparata della psicologia di questi popoli come ce la insegna l’etnologia e della psicologia del nevrotico come ce la insegna la psicanalisi potrebbe gettare nuova luce su fenomeni già noti.
Per fare questo paragone Freud sceglie le popolazioni aborigene dell’Australia perché secondo gli antropologi sono in assoluto quelle che più di tutte le altre conservano il carattere di primitività.
Da questi selvaggi non ci si aspetterebbe certo una morale neanche lontanamente paragonabile a quella che abbiamo noi, invece scopriamo con stupore che questi selvaggi hanno una particolare sensibilità verso l’incesto. In realtà hanno un vero e proprio orrore per l’incesto.
Presso gli aborigeni australiani le inesistenti istituzioni sociali e religiose sono sostituite dal sistema del totemismo. Le tribù sono divise in clan, ciascun clan prende il nome dal suo totem.
Ma che cos’è il totem?
Il totem è nella maggior parte dei casi un animale commestibile, più raramente una pianta, ancora più raramente una forza della natura. In ogni caso rappresenta il capostipite, il progenitore e il protettore del clan ma allo stesso tempo è anche una forza ostile e pericolosa da cui guardarsi.
I membri del clan hanno nei confronti del totem dei precetti da rispettare.
L’ereditarietà del totem si può trasmettere sia in linea materna che paterna, gli etnologi però sono concordi nell’affermare che la trasmissione in linea materna sia quella originaria.
Il totem rappresenta in definitiva il fondamento di ogni obbligo sociale per questi selvaggi.

E veniamo ora alla caratteristica più interessante dal punto di vista psicologico di questa istituzione cioè l’esogamia totemica la cui interpretazione ci porterà indietro del tempo fino agli albori dell’umanità o forse addirittura anche prima.
Esogamia totemica significa che i membri di uno stesso clan non possono unirsi in matrimonio né avere rapporti sessuali occasionali. Si devono cioè comportare come fossero dei consanguinei.
Una limitazione sessuale di tale portata è quantomeno sorprendente considerato che abbiamo a che fare con dei selvaggi.
Queste popolazioni quindi ci rivelano una spiccata sensibilità verso l’incesto unita alla particolarità di sostituire alla consanguineità la parentela col totem.
Ma da dove viene una limitazione così pesante?
Una risposta ci viene da un reverendo metodista di nome Lorimer Fison che fu missionario tra le isole Fiji e l’Australia nella seconda metà dell’Ottocento divenendo un profondo conoscitore della vita dei selvaggi per esperienza diretta.
Secondo Fison gli antenati degli aborigeni australiani avevano un sistema sociale che egli stesso definì matrimonio di gruppo in cui un certo numero di uomini esercitava diritti matrimoniali su un certo numero di donne generando una prole di consanguinei. In un tale gruppo qualunque unione sessuale al suo interno sarebbe realmente incestuosa.
col passare delle generazioni, il matrimonio di gruppo avrebbe ceduto il passo al totemismo non senza lasciare un retaggio della sua esistenza passata sotto forma di esogamia totemica.
Ma l’esogamia totemica, cioè il divieto di unirsi in matrimonio tra i membri di uno stesso clan, non è l’unica limitazione sessuale che hanno questi selvaggi. L situazione reale infatti è molto più complessa perché le tribù sono organizzate in classi matrimoniali. Ogni classe matrimoniale comprende due o più clan la cui unione matrimoniale reciproca è impedita da tale appartenenza. Ciò significa che a un membro di un dato totem non solo è preclusa l’unione con le donne del suo clan ma anche con le donne degli altri clan che fanno parte della sua stessa classe matrimoniale. E ancora: non di rado, le classi matrimoniali sono suddivise in sottoclassi limitando ulteriormente la scelta sessuale.
Insomma, non è necessario addentrarsi nella particolarità di queste complesse istituzioni matrimoniali per capire con quale scrupolo questi selvaggi cerchino di difendersi dall’incesto e dall’orrore che esso provoca nel profondo del loro animo.

E qui veniamo al punto nodale di tutto il capitolo, perché delle limitazioni così pesanti non hanno motivo di essere se non, dice Freud, in risposta a una forte corrente positiva di desiderio. Là dove c’è un divieto c’è sempre il desiderio di trasgredirlo, altrimenti non avrebbe senso. Non c’è motivo di vietare ciò che nessuno vuole fare. Siamo quindi legittimati a pensare che presso questi selvaggi sia ancora forte e potente il desiderio di incesto.
Ma questa è una cosa nota in psicanalisi. Il desiderio di incesto è infatti una caratteristica tipica infantile. La prima scelta oggettuale del bambino è incestuosa, si indirizza verso persone a lui vicine. Successivamente il bambino supererà questa fase attraverso la rimozione; il selvaggio invece si sente ancora minacciato da questo forte desiderio e ha bisogno di difendersene con regole ferree e severissime.
Se invece consideriamo l’aspetto restrittivo dell’esogamia totemica cioè l’orrore dell’incesto e tutti i divieti messi in atto per evitarlo, ci viene in mente il nevrotico il quale si impone una serie di divieti e osserva a volte cerimoniali di purificazione molto complessi fino a rendersi la vita impossibile.
Dalla psicanalisi sappiamo che il nucleo centrale di tutte le nevrosi è rappresentato dal rapporto con i genitori dominato dal desiderio incestuoso. Il nevrotico o non si è mai liberato da questo desiderio incestuoso oppure lo ha superato come tutti gli altri ma poi si è ammalato regredendo a quella fase infantile.  

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