Cesare Lombroso è una figura controversa che ha rappresentato in maniera significativa l’assetto culturale del suo tempo.
Certo di aver trovato prove scientifiche che giustificassero una gerarchia razziale all’interno del genere umano, Lombroso era sicuramente razzista, in un periodo però in cui il razzismo era endemico.
Il suo modo di concepire l’uomo, lo fece passare dall’anonimato alla notorietà e infine all’isolamento sociale.
Ma chi era il Lombroso?
Cesare Lombroso |
CESARE LOMBROSO
Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare (Verona, 6 novembre 1835 – Torino, 19 ottobre 1909), è stato un medico, antropologo, sociologo, filosofo e giurista italiano, padre della moderna criminologia. Esponente del positivismo, è stato uno dei pionieri degli studi sulla criminalità, e fondatore dell'antropologia criminale. Il suo lavoro è stato fortemente influenzato dalla fisiognomica, dal darwinismo sociale e dalla frenologia.
Le sue teorie si basavano sul concetto del criminale per
nascita, secondo cui l'origine del comportamento criminale era insita nelle
caratteristiche anatomiche del criminale, persona fisicamente differente
dall'uomo normale in quanto dotata di anomalie e atavismi, che ne determinavano
il comportamento socialmente deviante. Di conseguenza, secondo lui
l'inclinazione al crimine era una patologia ereditaria e l'unico approccio
utile nei confronti del criminale era quello clinico-terapeutico. Solo
nell'ultima parte della sua vita Lombroso prese in considerazione anche i
fattori ambientali, educativi e sociali come concorrenti a quelli fisici nella
determinazione del comportamento criminale.
Sebbene a Lombroso vada riconosciuto il merito di aver
tentato un primo approccio sistematico allo studio della criminalità, tanto che
ad alcune sue ricerche si ispirarono Sigmund
Freud e Carl Gustav Jung per alcune teorie della psicoanalisi
applicata alla società, molte delle sue teorie sono oggi destituite di ogni
fondamento. Al termine di un controverso percorso accademico e professionale,
Lombroso fu anche radiato, nel 1882, dalla Società italiana di Antropologia ed
Etnologia. (Wikipedia)
ATAVISMO
Concetto chiave connesso alla figura del Lombroso è l’atavismo. La teoria dell’atavismo, considerava il reato come la regressione – e infine la fissazione – ad uno stato primordiale dell’evoluzione della specie, in cui il soggetto arrivava a delinquere per scaricare i propri istinti aggressivi e primordiali, come se fosse un animale ipoevoluto. Il massimo esponente della specie evoluta era, secondo Lombroso, l’uomo bianco; quindi, tutto ciò che non era uomo e non era bianco, era portatore di una patologica diversità che avrebbe condannato il soggetto a condotte antisociali e criminali, per il resto della sua vita. (Cesare Lombroso e il museo degli orrori).
Concetto chiave connesso alla figura del Lombroso è l’atavismo. La teoria dell’atavismo, considerava il reato come la regressione – e infine la fissazione – ad uno stato primordiale dell’evoluzione della specie, in cui il soggetto arrivava a delinquere per scaricare i propri istinti aggressivi e primordiali, come se fosse un animale ipoevoluto. Il massimo esponente della specie evoluta era, secondo Lombroso, l’uomo bianco; quindi, tutto ciò che non era uomo e non era bianco, era portatore di una patologica diversità che avrebbe condannato il soggetto a condotte antisociali e criminali, per il resto della sua vita. (Cesare Lombroso e il museo degli orrori).
FISIOGNOMICA
L’atavismo trova una brillante dimostrazione morfologica, a dire del Lombroso, nella fisiognomica una pseudo-scienza che avrebbe cercato di studiare il temperamento di un soggetto dai tratti somatici e dalle espressioni del suo volto; così, una fronte sfuggente, la poca capacità cranica, il mento pronunciato, la scarsezza dei peli, ma anche l’accidia, la precocità ai piaceri del vino, la superstizione, financo l’epilessia e altre patologie cerebrali, erano chiari segni di una “patologica diversità” che avrebbe portato il soggetto, inesorabilmente, a delinquere. Senza possibilità di scelta e, dunque, privato del suo libero arbitrio, Cesare Lombroso affermava che delinquenti si nasce. (Cesare Lombroso e il museo degli orrori).
L’atavismo trova una brillante dimostrazione morfologica, a dire del Lombroso, nella fisiognomica una pseudo-scienza che avrebbe cercato di studiare il temperamento di un soggetto dai tratti somatici e dalle espressioni del suo volto; così, una fronte sfuggente, la poca capacità cranica, il mento pronunciato, la scarsezza dei peli, ma anche l’accidia, la precocità ai piaceri del vino, la superstizione, financo l’epilessia e altre patologie cerebrali, erano chiari segni di una “patologica diversità” che avrebbe portato il soggetto, inesorabilmente, a delinquere. Senza possibilità di scelta e, dunque, privato del suo libero arbitrio, Cesare Lombroso affermava che delinquenti si nasce. (Cesare Lombroso e il museo degli orrori).
Cranio di Giuseppe Villella |
Giuseppe Villella (raffigurazione di fantasia) |
IL CRANIO DI GIUSEPPE VILLELLA
Tutto ciò ci riporta alla storia di un cranio conteso, quello di un certo Giuseppe Villella, nato a Motta Santa Lucia in provincia di Catanzaro e morto in carcere a Pavia negli anni sessanta dell’Ottocento. Anni dopo la morte, Cesare Lombroso si accorse che il cranio di Villella presentava una accentuata fossetta occipitale mediana e, affinando le sue tesi sull’atavismo, stabilì una relazione tra questa e la propensione a delinquere, enunciando la teoria del “delinquente nato”.
Si convinse così di aver fatto una eccezionale scoperta, e diede il via alla controversa stagione dell’Antropologia criminale. (Il Cranio di Lombroso).
Ma chi era Giuseppe Villella?
Giuseppe Villella era un bracciante agricolo a giornata, calabrese, rimasto orfano di padre da bambino, che ricorreva al furto per sostentare la sua numerosa famiglia.
Una notte d’estate del 1863 Villella fu arrestato in flagranza di reato, condotto davanti alla Corte d’Assisie d’Appello di Catanzaro e condannato. In seguito, finì in carcere a Pavia dove morì in un letto dell’ospedale del San Matteo nel 1864. Sul come Villella fosse finito in Lombardia e che cosa avesse fatto nel periodo precedente la cattura, non si hanno documenti.
Solo anni dopo, nel 1870, Cesare Lombroso, allora direttore del reparto di Psichiatria nell’ospedale pavese, si accorse di possedere un cranio con una fossetta occipitale mediana. La fossetta divenne, per il Lombroso, prova indiziaria di una dimensione anomala del lobo mediano del cervelletto di Villella. Questa particolarità anatomica è presente in altri mammiferi, compresi i primati non antropomorfi e, secondo gli studi di embriologia dell’epoca, osservabile al quinto mese di sviluppo del feto umano.
A partire dall’analogia sostanziale tra ontogenesi e filogenesi, la teoria della biogenesi di Ernst Haeckel allora in voga, il giovane scienziato ipotizzò un nesso tra “arresto di sviluppo”, anomalia morfologica e devianza comportamentale. Nacque così la rivelazione dell’atavismo dell’uomo delinquente, il mito d’origine dell’Antropologia criminale, più volte raccontato da Lombroso, che consegnò il cranio del povero ladro di capretti alla storia della scienza. (La guerra del cranio, il museo Lombroso e il coraggio della verità).
Nessun commento:
Posta un commento